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La terapia cognitivo comportamentale ed i disturbi psicosessuali

  • Dottoressa Cafarelli
  • 20 mar 2021
  • Tempo di lettura: 8 min

Aggiornamento: 30 gen 2024


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Le richieste più frequenti nelle relazioni d’aiuto spesso riguardano le relazioni affettive e i disturbi sessuali.


La sessualità sia maschile che femminile è infatti la determinante più significativa a livello biologico e psicologico nella procreazione e nella vita quotidiana.

Nella pratica clinica capita che gli individui lamentino problemi e sintomi proprio a carico di questa importante sfera di vita e realizzazione personale.

Come mai è la richiesta più frequente?


Be’ in qualunque sfera di vita, in linea evolutiva, possono accadere delle stasi o regressioni, tanto più in una dimensione della personalità che abbraccia l’intero ciclo delle nostre esistenze. In tutti noi vi è una componente maschile e femminile.

Bisogna sottolineare che prima di effettuare facili diagnosi tratte da fonti letterarie incerte è meglio consultare uno specialista.


Lo studio per la terapia di coppia si occupa di queste problematiche zona Roma Sud a Furio Camillo.


Vi è un lungo elenco di psicopatologia in ambito della sfera sessuale: perversioni, disturbo da identificazione di genere, stallo di coppia, impotenza, mancanza del desiderio, dolore fisico nella donna, frigidità e cosi via. Talvolta queste situazioni si presentano associate ad altre sintomatologie. Insomma un elenco purtroppo lungo di sintomi e disturbi sessuali. Comunque per diagnosticare un disturbo è necessario che la persona abbia attraversato un periodo di almeno sei mesi con quel determinato problema.


In genere si distingue in disturbi sessuali a carico del desiderio, dell’impulso e/o del comportamento. Ma in conclusione bisogna dire che per appurare che si tratti di questioni psicologiche o biologiche è meglio recarsi in visita e affidarsi ad un esperto.

Parlare riduce l’isolamento con cui si vive un disagio e aiuta a superare tabù, normalizzando già in prima battuta la percezione di un disturbo.


La terapia cognitivo comportamentale in particolare è un tipo di psicoterapia incentrata su un obbiettivo pratico da stabilire con il paziente. Si avvale di una metodologia caratterizzata dallo stimolare un’osservazione e una riflessione non nello psicoterapeuta ma nel paziente stesso e i campi di applicazione sono vasti. Il manuale che si occupa delle varie psicopatologie più accreditato a livello mondiale è il DSM versione 5.


“L’essere umano è stato progettato al maschile e al femminile” .

Parlare di sessualità nell’essere umano va di pari passo con il parlare

dell’affettività e del bisogno di amare ed essere amati.


Freud distingue 5 fasi, come sanno tutti, di sviluppo della sessualità. La fase orale , la fase anale, la fase fallica, la fase di latenza, la fase genitale. Ci possono essere, in base all’educazione ricevuta, però delle fissazione ad alcuni di questi stadi, o delle sfere problematiche nelle diverse età.


Ci possono essere inoltre dei motivi che strumentalizzano l’attività sessuale: motivi di dominio, di sollievo dall’ansia per esempio per essere confermati, o per difendere la propria autostima.. Ci sono ovviamente degli istinti di fondo che agiscono, ma l’impatto dell’ambiente non è da poco.


Che cos’è l’identità sessuale? L’identità è ciò che noi siamo consapevoli di essere. Può accadere che questo non rispecchi i limiti biologici o che qualcuno rinneghi l’appartenenza al proprio sesso. Anche l’identità si sviluppa nelle varie tappe di vita, come infanzia, adolescenza, età adulta. Contano molto in tal senso le esperienze avute, l’educazione oltre che il patrimonio genetico. Nell’essere umano è importante sottolineare che ci sono spesso aspetti conflittuali più o meno consci. Per esempio possono coesistere tendenza all’ordine e giustizia a bisogno di sregolatezza e abbandono. L’amore nella coppia invece assume degli aspetti a se stanti, in quanto nel partner si fonda tutto il desiderio e l’espressione sessuale di un individuo, in genere.


Per parlare di disturbi sessuali devono durare almeno 6 mesi. Possono riguardare le fantasie, gli impulsi o il comportamento. Le principali parafine sono: esibizionismo, feticismo, frotteurismo, pedofilia, masochismo, sadismo, voyeurismo, coprofilie, ma poi ce ne sono diverse altre cioè azioni senza le quali non si può ottenere piacere. Secondo il DSM_IV, ci può essere egosintonicità, cioè questi gravi disturbi sono vissuti come non problematici da chi ne è detentore.

Le disfunzioni sessuali invece riguardano desidero, eccitazione, orgasmo, dolore sessuale. Per ciascuno di questi aspetti vi è una terapia più o meno specifica.

  1. B. Maria Bruti ” La nostra sessualità”, SUGARCO Edizioni


Il lavoro psicologico con persone omosessuali: questioni etiche e deontologiche.


Fino agli inizi del’900 è stato prevalente il paradigma di identificazione dell’omosessualità con una patologia psichiatrica: per questo le persone omosessuali venivano considerate “invertiti”. Per lungo tempo, l’atteggiamento socio-culturale eterosessista e la conseguente discriminazione nei confronti delle persone omosessuali hanno contribuito a creare convinzioni in medici e psichiatri, alimentan-dosi vicendevolmente. In seguito ai mutati scenari socio-culturali, alcune ricerche del1957, hanno contributo ad apportare un’iniziale modifica a tali convinzioni: l’omosessualità ha cominciato ad es-sere interpretata come una realtà molto più complessa di quanto prima si fosse immaginato. Tali ri-cerche, che hanno messo a confronto persone omosessuali e persone eterosessuali, hanno permesso di scartare l’ipotesi che l’omosessualità fosse di per sé un disturbo mentale tanto che nel 1973 l’American Psychiatric Association inserisce una modifica sostanziale nel Manuale Diagnostico e Statistico delle malattie mentali (DSM): elimina la diagnosi di “omosessualità egosintonica”, cioè non vissuta come traumatica e accettata dal soggetto.

Nel 1987 abolisce anche la diagnosi di “omosessualità egodistonica”, dove l’orientamento omoses-suale è indesiderato e vissuto in modo conflittuale. Viene così riconosciuto il legame tra la non ac-cettazione del proprio orientamento sessuale e l’interiorizzazione dell’ostilità sociale. L’eliminazione dell’omosessualità dalla lista dei disturbi mentali, insieme con una crescente accettazione da parte della comunità, ha gradualmente portato, almeno nel mondo occidentale, ad un atteggiamento più illuminato nei confronti delle questioni riguardanti la sessualità e l’orientamento sessuale. Attual-mente, un’ampia serie di stili di vita alternativi e di sfumature dell’espressione sessuale è in molti paesi considerata condivisibile .

In parallelo con il progressivo abbandono da parte del Manuale Diagnostico Statunitense di un mo-dello prevalentemente biologico-organicistico in favore dell’adozione di un modello “bio-psico-sociale” integrato, l’omosessualità ha finito per non essere più considerata una caratteristica psicolo-gica connotata da un intrinseco significato patologico.

Più recentemente, sono stati mossi i passi nella direzione di un approccio fenomenologico e sociolo-gico all’omosessualità. Per esempio, il filone degli studi “sex & gender” radica il nuovo paradigma interpretativo dell’omosessualità nell’ambito della riflessione sul concetto di genere non più riferito alla biologia, quanto piuttosto concepito come costruzione sociale che si origina nell’evoluzione della cultura umana. La circolazione di tali ricerche, in Italia, appare ancora limitata e ancora più circo-scritto è il dibattito che hanno stimolato.

Sebbene il tema dell’omosessualità resti ancora largamente ignorato all’interno del mondo accade-mico, in ambito clinico sono sempre di più gli psicologi e gli psicoterapeuti alle prese con


persone gay e lesbiche in cerca di un sostegno psicologico. Di conseguenza, in modo sostanzialmen-te autonomo rispetto a questa vera e propria “rivoluzione culturale” compiutasi negli ultimi trent’anni, gli operatori della salute mentale hanno iniziato a interrogarsi, in ambito internazionale, sugli aspetti fondamentali e maggiormente condivisi della propria etica professionale e sulle conse-guenti normative deontologiche.

Il Gruppo di Lavoro “Identità di Genere: sviluppo e psicopatologia” - promosso dall’Ordine degli Psicologi della Campania – ha pensato di poter offrire un contributo utile a tutti coloro che operano in ambito psicologico e che entrano in contatto con persone omosessuali, provvedendo all’elaborazione di “Linee Guida” che intendono informare e facilitare un continuo e sistematico sviluppo della professione.

Le informazioni in esse contenute potranno altresì essere utilizzate da quanti volessero chiarire dubbi o incertezze che inerenti loro stessi o i loro familiari.


Le Linee Guida attualmente proposte dal Gruppo di Lavoro “Identità di Genere: sviluppo e psicopa-tologia”, ispirandosi a questa interessante pubblicazione, intendono offrire agli operatoro sociali un valido strumento di confronto con le complesse tematiche inerenti l’orientamento sessuale.

Diversamente da alter realtà si è preferito non includere la “categoria” delle persone bisessuali. Si ri-tiene, infatti, che la bisessualità necessiterebbe di una trattazione a sé dal momento che non presen-ta le stesse peculiarità riguardanti le persone gay e quelle lesbiche. Si è del parere, inoltre, che in un percorso di formazione/informazione possa essere più utile mettere in risalto le possibili differenze esistenti tra le persone, piuttosto che tendere ad una generalizzazione che necessariamente finisce con l’ignorare delicate sfumature che possono celare significati rilevanti.



BREVI NOTE DI TERMINOLOGIA


Disturbi del Desiderio Sessuale


Disturbo da Desiderio Sessuale Ipoattivo


Fantasie sessuali e desiderio di attività sessuali persistentemente o ricorrentemente carenti o assenti. La valutazione circa la carenza o l’assenza viene fatta dal clinico, tenendo conto dei fattori che incidono sul funzionamento sessuale, come l’età, il sesso, e il contesto della vita del soggetto.

Non si manifesta esclusivamente nel corso di un altro disturbo dell’Asse I (diverso dalle Disfunzioni Sessuali), come la Depressione Maggiore.


Disturbo da Avversione Sessuale


Persistente o ricorrente estrema avversione, ed evi- tamento di tutti, o quasi tutti, i contatti sessuali genitali con un partner sessuale.

Non si manifesta esclusivamente nel corso di un altro disturbo dell’Asse I (diverso dalle Disfunzioni Sessuali), come il Disturbo Ossessivo-Compulsivo o la Depressione Maggiore.


Disturbi dell’Eccitamento Sessuale


Disturbo dell’Eccitamento Sessuale Femminile


L’una o l’altra delle seguenti voci:

persistente o ricorrente, parziale o completa, impossibilità di avere o di mantenere la reazione di lubrificazione e tumescenza legata all’eccitamento sessuale fino al completamento dell’attività sessuale

persistente o ricorrente mancanza della sensazione soggettiva di eccitamento sessuale e di piacere in una femmina durante l’attività sessuale.

Non si manifesta esclusivamente nel corso di un altro disturbo dell’Asse I (diverso dalle Disfunzioni Sessuali), come la Depressione Maggiore.


Disturbo Maschile dell’Erezione


L’una o l’altra delle seguenti voci:

persistente o ricorrente, parziale o completa, impossibilità per un maschio di raggiungere o di mantenere l’erezione fino al completamento dell’attività sessuale

persistente o ricorrente mancanza della sensazione soggettiva di eccitamento sessuale e di piacere in un maschio durante l’attività sessuale.

Non si manifesta esclusivamente nel corso di un altro disturbo dell’Asse I (diverso dalle Disfunzioni Sessuali), come la Depressione Maggiore.


Disturbi dell’Orgasmo


Inibizione dell’Orgasmo Femminile


Persistente o ricorrente ritardo, oppure assenza, dell’orgasmo, in una femmina che presenta una fase normale di eccitamento nell’ambito di una attività sessuale che il clinico giudica adeguata per localizzazione, intensità e durata. Alcune femmine possono sperimentare l’orgasmo a seguito di stimolazione clitoridea non coitale, ma non sono in grado di sperimentarlo durante il coito in assenza di una stimolazione clitoridea manuale. Nella più parte di queste femmine ciò rappresenta una normale varietà della risposta sessuale femminile, e non giustifica la diagnosi di Inibizione dell’Orgasmo Femminile. Tuttavia, in alcune di queste femmine, ciò rappresenta una inibizione psicologica che giustifica la diagnosi. Questa difficile valutazione è resa possibile da un esame completo della sfera sessuale, che può richiedere anche un trattamento di prova.

Non si manifesta esclusivamente nel corso di un altro disturbo dell’Asse I (diverso dalle Disfunzioni Sessuali), come la Depressione Maggiore.


Inibizione dell’Orgasmo Maschile


Persistente o ricorrente ritardo, o assenza, dell’orgasmo, in un maschio che presenta una normale fase di eccitamento sessuale nell’ambito di una attività sessuale che il clinico, tenendo conto dell’età del soggetto, giudica adeguata per localizzazione, intensità, e durata. Questa incapacità di raggiungere l’orgasmo è usualmente limitata all’impossibilità di raggiungere l’orgasmo in vagina, mentre risulta possibile raggiungere l’orgasmo a seguito di altri tipi di stimolazione, come la masturbazione.

B. Non si manifesta esclusivamente nel corso di un altro disturbo dell’Asse I (diverso dalle Disfunzioni Sessuali), come la Depressione Maggiore.


Eiaculazione Precoce


Persistente o ricorrente ejaculazione a seguito di minima stimolazione sessuale, oppure prima, durante, oppure poco dopo la penetrazione, e prima di quanto il soggetto desidera. Il clinico deve tenere conto dei fattori che incidono sulla durata della fase di eccitamento, come l’età, la novità del partner sessuale o della situazione, e la frequenza dell’attività sessuale.


Disturbi da Dolore Sessuale


Dispareunia (nella donna)


Ricorrente o persistente dolore genitale, in un maschio o in una femmina, durante o dopo un rapporto sessuale.

Il disturbo non è causato esclusivamente da mancanza di lubrificazione o da Vaginismo.


Vaginismo


Ricorrente o persistente spasmo involontario della muscolatura del terzo esterno della vagina, che interferisce col coito.

B. Il disturbo non è causato esclusivamente da un disturbo fisico, e non è dovuto a un altro disturbo dell’Asse I.


Disfunzioni Sessuali Non Altrimenti Specificate


Disfunzioni Sessuali che non soddisfano i criteri per nessuna delle Disfunzioni Sessuali Specifiche.

Esempi:

nessuna sensazione erotica, o anche completa anestesia, nonostante la normalità delle componenti fisiologiche dell’orgasmo;

il corrispondente femminile della Eiaculazione Precoce;

dolore genitale che si manifesta durante la masturbazione.


ALTRI DISTURBI SESSUALI


Disturbi Sessuali Non Altrimenti Specificati

Disturbi Sessuali che non sono classificabili in nessuna delle precedenti categorie. In rari casi, questa categoria può essere usata in concomitanza con una delle diagnosi specifiche, se ambedue sono necessarie a spiegare o a descrivere l’alterazione clinica.

Esempi:

1) sentimenti marcati di inadeguatezza a riguardo dell’aspetto fisico, della misura e della forma degli organi sessuali, delle prestazioni sessuali, o di altri elementi collegati agli standards auto-imposti di mascolinità o di femminilità;

disagio collegato a modalità di conquiste sessuali ripetute, o ad altre forme di “dipendenza” sessuale non parafilica, che comportano una successione di persone che esistono solo per essere usate come oggetti;

persistente e marcato disagio a riguardo del proprio orientamento sessuale.


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